Per poter fare visite, terapie e controlli servono giorni, mesi, talvolta anni

Fonte: Corriere della Sera del 20 maggio 2012

di Vera Martinella

 

Non sarà la prima cosa cui si pensa quando ci si trova di fronte a una diagnosi "importante" come quella di un tumore, ma ben presto il pensiero si fa pressante, per il malato e per i familiari chiamati ad accudirlo. Per fare visite, terapie e controlli servono giorni, mesi, talvolta anni: come gestire la malattia sul posto di lavoro? Ora è possibile trovare tutte le risposte più urgenti in un depliant distribuito (per ora in 15 mila copie) in tutta Italia sui posti di lavoro e dalle associazioni di volontariato oncologico, dai patronati, dai sindacati, dalle associazioni di categoria, dalle Asl e dagli ospedali.

Il vademecum, per indicare a tutti i lavoratori che incorrono in una diagnosi di cancro quali diritti hanno e come farli valere, è stato presentato nei giorni scorsi dal ministro del Lavoro Elsa Fornero che ha sottolineato «l' obiettivo di far sentire i malati meno soli e di eliminare la malattia come forma di "discriminazione" sul lavoro». L' opuscolo è il frutto del lavoro congiunto delle associazioni di malati Favo e AIMaC ed è stato messo a punto grazie al coordinamento dell' Ufficio della Consigliera nazionale di parità, Alessandra Servidori, e alla collaborazione di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confsal e Komen Italia. Nel depliant è spiegato l' iter da seguire per il riconoscimento di invalidità civile e handicap, le informazioni sui permessi e congedi lavorativi, i passi da compiere per chiedere il passaggio al part-time (che è un diritto di cui è possibile avvalersi) o il sostegno economico. Senza dimenticare i diritti dei familiari che assistono i pazienti e le leggi che li tutelano. «L' obiettivo finale è che il depliant venga consegnato insieme alla copia del contratto di lavoro» ha spiegato Servidori, in modo tale da informare il numero più vasto possibile di persone. Sono stati, infatti, circa 270 mila i nuovi casi di tumore registrati in Italia nel 2011 e nel nostro Paese vivono 2 milioni di persone che hanno avuto una diagnosi di cancro, delle quali circa 700 mila in età lavorativa, tra i 18 e i 65 anni. «Stando ai dati che abbiamo raccolto - sottolinea Elisabetta Iannelli, segretario generale della Federazione delle associazioni di volontariato oncologico (Favo) - tre malati su quattro vogliono continuare a lavorare ed essere parte attiva della società. E questo oggi è spesso possibile già pochi mesi dopo la diagnosi, mentre dieci anni fa il rientro avveniva mediamente dopo un anno e mezzo».

A conti fatti, se agli attuali 2 milioni di pazienti sopravvissuti alla malattia aggiungiamo i caregiver, il cancro cambia la vita di circa 5 milioni di italiani. I caregiver sono familiari, amici, colleghi di lavoro che assistono i malati di tumore in modo continuativo, coniugando lavoro e famiglia con la funzione di accudimento, districandosi tra mille difficoltà. Stando alle statistiche, purtroppo, cresce il numero di pazienti e caregiver che si vedono licenziati, trasferiti, degradati, mobbizzati o si ritrovano con uno stipendio ridotto proprio nel momento in cui invece le spese aumentano a causa della malattia. «Invece esistono congedi temporanei (ad esempio quello straordinario familiare biennale retribuito per coniuge, genitori o figli di un malato), un sostegno economico ad hoc o norme per facilitare il reinserimento al lavoro (prevedendo, ad esempio, il passaggio al part time) - conclude Iannelli -. Leggi, diritti e tutele esistono: bisogna conoscerli e farli applicare, senza incappare nelle lungaggini burocratiche. "Se lo avessi saputo prima"... è una frase che non vorrei più sentire». 

La Giornata nazionale dedicata a una condizione di grande fragilità In cinque anni 85 mila hanno perso il posto L' iniziativa I dati Secondo le più recenti stime del Censis, in conseguenza di una diagnosi di cancro circa l' 80 per cento di pazienti e familiari ha subìto cambiamenti che vanno dalla perdita del lavoro alla riduzione del reddito: in totale quasi 85 mila italiani negli ultimi cinque anni sono rimasti senza impiego (licenziati, costretti alle dimissioni oppure a chiudere la propria attività autonoma). E se si calcolano tutti i connazionali che hanno avuto una neoplasia nella loro vita la cifra sale a 274 mila persone.

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