Il tumore è sempre più una malattia cronica: circa due milioni di persone solo in Italia convivono con il cancro, e dei 250.000 nuovi casi l'anno, la metà guarisce o convive con la propria neoplasia più o meno a lungo. Eppure la riabilitazione oncologica, sempre più necessaria per tutti i malati in grado di rientrare nella vita sociale e lavorativa, è quasi assente, se si eccettuano poche realtà di eccellenza, in particolare Piemonte e Toscana. È l'allarme lanciato dalla Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia, che a Roma ha presentato il Libro Bianco sulla riabilitazione oncologica, alla presenza del ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Nella maggior parte dei Centri censiti dalla Favo i malati neoplasici non trovano un servizio di riabilitazione oncologica ad hoc, ma confluiscono nell'approccio standard alla disabilità. Nel 55 per cento dei centri, inoltre, la casistica oncologica rappresenta una percentuale minima del proprio volume di attività. In ogni caso, nella maggior parte dei casi la riabilitazione si fa solo dopo la comparsa di problematiche specifiche (45,08%) o dopo l'intervento chirurgico (35,5%). Solo nell'8,25% dei casi un programma riabilitativo viene ipotizzato in fase pre-chirurgica. La riabilitazione riguarda principalmente la patologia mammaria, con 186 centri tra quelli censiti che si concentrano su questo aspetto. 82 centri hanno dichiarato di occuparsi di problematiche connesse con la patologica cervico-cefalica, 37 di problematiche respiratorie, 14 di patologia neurologica legata al tumore. Pochissimi i centri che si occupano di stomizzati e incontinenti: solo 9, di cui 3 in modo principale e 6 come problematica secondaria, e questo malgrado il grande impatto epidemiologico delle neoplasie colon-rettali. Una situazione difficile, se si eccettuano le reti oncologiche di Piemonte-Val d'Aosta e della Toscana. Eppure, secondo Francesco De Lorenzo, presidente della Favo, "la riabilitazione oncologica è di particolare importanza per la qualità della vita e per il recupero sul piano produttivo dei malati. Una riabilitazione non solo fisica, ma funzionale, psicologica, sociale, nel rapporto di coppia. Ma non esiste la parola riabilitazione oncologica, purtroppo. C'e' quella dalla droga, dall'alcol, ma non quella oncologica". Due gli interventi annunciati da Sacconi sul tema: l'inserimento nelle linee guida sulla riabilitazione di quella oncologica, e la rimborsabilità delle cure termali per malati di tumore da parte dell'Inps. Il tutto nel contesto di una "riconversione dei servizi sociosanitari nelle aree più inefficienti del paese, chiudendo gli ospedali generalisti marginali, con 20 posti letto, e investendo in strutture di riabilitazione e lungodegenza". Quanto alla richiesta della Favo di inserire la riabilitazione oncologica nei Lea, Sacconi ha precisato che "non c'e' un problema formale perché teoricamente queste prestazioni sono già comprese. Il problema è di prassi, di modelli organizzativi, di allocazione di risorse, per contrastare una situazione a macchia di leopardo che coincide con la spaccatura tra nord e sud".