Roma, 28 apr. (Adnkronos Salute) - "La tutela del lavoro per il malato oncologico è una risposta fondamentale al suo bisogno di vita. E, oltre alle misure previste dalla legge, anche i contratti dovranno poter individuare modi per garantire una maggiore inclusione dei lavoratori malati". Lo ha detto il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi oggi a Roma, alla presentazione di un'indagine sulla 'Disparità dell'accesso dei malati oncologici ai trattamenti terapeutici e assistenziali', realizzato daFavo (Federazione associazioni volontariato in oncologia) e Censis.
"Per questo il fatto che ci sia un unico ministero per Lavoro e Salute sarà utile: penso a un incontro con i sindacati - ha aggiunto Sacconi - per esaminare criteri generali" pensati proprio per aumentare le tutele dei lavoratori malati nei contratti di lavoro. Un annuncio salutato con soddisfazione da Francesco De Lorenzo, presidente Favo: "Le norme della legislazione nazionale oggi non coprono i singoli contratti di lavoro completamente sulla questione dei malati di tumore. E' importante - dice De Lorenzo, alla presentazione dell'indagine e della IV Giornata nazionale del malato oncologico - la sensibilità mostrata oggi dal ministro. Come pure la sua attenzione alla nostra richiesta di uniformare i criteri per l'erogazione delle pensioni di invalidità civile, con l'Inps unico ente candidato a concedere le pensioni ai malati oncologici di tutta Italia. Si tratta di misure - conclude - che cambieranno davvero la vita di tanti italiani".

TUMORI: SACCONI, MOLTI DI NOI POSSONO VIVERE A LUNGO E BENE SE SOSTENUTI
'CASO CANCRO' EMBLEMATICO DI SPACCATURA ESISTENTE NEL PAESE
Roma, 28 apr. (Adnkronos Salute) - Sono circa 2 milioni gli italiani che nel corso della loro vita hanno avuto una diagnosi di tumore. "Una dimensione importante: molti di noi vivono e possono farlo a lungo e bene se sostenuti, soprattutto nella fase di transizione". Lo sottolinea il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, aprendo il suo intervento oggi a Roma alla presentazione di un'indagine sulla 'Disparità dell'accesso dei malati oncologici ai trattamenti terapeutici e assistenziali', realizzato da Favo (Federazione associazioni volontariato in oncologia) e Censis.
Accennando alla sua esperienza con la malattia, Sacconi commenta senza troppe sorprese la 'fotografia' della Penisola scattata dal Censis - che evidenzia una disparità di accesso ai farmaci e all'assistenza domiciliare nelle varie Regioni - che quello dei tumori "è un caso emblematico della spaccatura che esiste nel Paese: al Nord e in parte del Centro si realizza una presa in carico della persona, il cui simbolo è il fascicolo elettronico personale, chiave per un sistema umanizzato che non sia organizzato sulla segmentazione delle risposte ai bisogni".
Al Sud questo non accade. Occorre razionalizzare il sistema, conclude il ministro, "chiudendo gli ospedali da 20 posti letto in Calabria, per dare alla popolazione presidi reali sul territorio".
(Mal/Adnkronos Salute)

TUMORI: INDAGINE, ITALIA DIVISA SU ACCESSO A NUOVI FARMACI E CURE DOMICILIARI
DE LORENZO, CITTADINI DELLA PENISOLA NON SONO UGUALI DI FRONTE A MALATTIA
roma, 28 apr. (Adnkronos Salute) - Due milioni di italiani hanno dovuto fare i conti nel corso della loro vita con una diagnosi di tumore. Liguria e Friuli Venezia Giulia sono le regioni con il più alto numero di malati. Ma se nel Belpaese migliora la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi (47%, in linea con la media europea), "da oggi sappiamo con certezza e con rigore scientifico che gli italiani non sono uguali di fronte al cancro". Parola di Francesco De Lorenzo, presidente della Favo (Federazione associazioni volontariato in oncologia), che ha illustrato oggi a Roma i risultati di un'indagine realizzata insieme al Censis sugli ultimi dati del settore e su 90 associazioni di volontariato.
Dall'indagine "emergono difformità nelle opportunità di cura per i malati delle varie Regioni italiane: dalla disponibilità dei nuovi farmaci oncologici, alle prestazioni specialistiche di oncologia, a quelle di radioterapia, sino al sostegno psicologico e all'assistenza domiciliare integrata. Finora solo i malati e le loro famiglie ne erano consapevoli: oggi abbiamo dimostrato un'inaccettabile disparità di trattamento sia all'interno del Ssn, che per il riconoscimento dei benefici previsti dall'invalidità civile", dice De Lorenzo. Nel 1998-2008 circa il 57% delle inabilità pensionabili accolte dall'Inps è ascrivibile a patologie tumorali: nello stesso periodo le invalidità pensionabili legate a queste malattie sono state più di 89 mila.
Ma non mancano attese e problemi. "L'esistenza di diversi soggetti istituzionali con potere concessorio (Regioni, Province, Comuni, Prefetture, Inps) determina una disomogeneità nei tempi di pagamento delle prestazioni economiche per invalidità civile, che potrebbe essere risolta attribuendo il compito a un unico soggetto, L'Inps", dice il presidente Favo. (segue)

TUMORI: INDAGINE, ITALIA DIVISA SU ACCESSO A NUOVI FARMACI E CURE DOMICILIARI (2)
(Adnkronos Salute) - Inoltre la ricerca evidenzia difformità nelle modalità e nei tempi di accesso ai farmaci: nelle 14 regioni con Prontuari terapeutici regionali si possono determinare ritardi a causa dei tempi impiegati dalle Commissioni per autorizzare l'inserimento di un medicinale nel prontuario regionale, mentre dove c'è l'automatica ammissione alla rimborsabilità dei farmaci autorizzati dall'Aifa (come Piemonte e Lombardia) i tempi sono più rapidi.
Inoltre non tutti i malati di tutte le Regioni hanno uguale accesso ai nuovi farmaci antiblastici. Altre differenze riguardano, poi, le prestazioni specialistiche extraospedaliere di oncologia, l'assistenza domiciliare integrata (si va da 0,53 casi per mille abitanti in Valle d'Aosta a 21,63 casi in Friuli-Venezia Giulia) e le ore totali di assistenza domiciliare per caso trattato (da 12 ore in Molise a 183 ore in Valle d'Aosta). Per la radioterapia la difformità tra il Nord e il Centro-Sud è evidente, se si considera che su 125.007 pazienti che nel 2007 hanno avuto accesso ai 150 centri sul territorio nazionale, "il 58% in strutture del Nord e il 42% in quelle del Centro-Sud".
Difformità emergono anche sulle prestazioni specialistiche extraospedaliere di medicina fisica e riabilitativa. Ma è l'assistenza domiciliare integrata (Adi) che preoccupa di più le associazioni di malati oncologici. Le prestazioni dell'Adi sono riservate prevalentemente alle persone anziane, e i malati oncologici figurano soprattutto tra i pazienti terminali (8,08% delle persone assistite in Adi). Le difformità tra Regioni sono marcate: da 1,18 casi per 1.000 abitanti in Valle d'Aosta (1,40 nella Provincia autonoma di Bolzano e 2,55 in Sicilia) a 34,11 casi in Puglia (20,50 in Friuli-Venezia Giulia). (segue)
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TUMORI: INDAGINE, ITALIA DIVISA SU ACCESSO A NUOVI FARMACI E CURE DOMICILIARI (3)
(Adnkronos Salute) - Tutto sommato, però, a livello nazionale il 51,3% delle associazioni esprime un giudizio molto o abbastanza positivo sull'operato della sanità in ambito oncologico. Ma al Nord è il 64,2% delle associazioni a dare un giudizio positivo, solo il 46,5% al Centro, e meno del 29% al Sud. In particolare, le associazioni esprimono giudizi particolarmente positivi per la terapia farmacologica, quella chirurgica e radioterapica (72,6%) e per la diagnostica (71,6%). Molto meno rosei i giudizi relativi alla prevenzione (è poco più del 48% a dare un giudizio molto o abbastanza positivo) e alla riabilitazione (42%). E ancora più bassi quelli sull'assistenza domiciliare, valutata positivamente dal 34%, e l'informazione, con il 33,7% di giudizi positivi.
Risultano particolarmente carenti, specie nel Sud e nelle Isole, i servizi di supporto psicologico: secondo le associazioni beneficia del sostegno psicologico offerto dalle Asl poco più del 26% dei pazienti, con una punta di oltre il 38% al Nord, mentre al Sud la quota scende al 12%. Per oltre il 91% delle associazioni esistono barriere che ostacolano l'accesso, il 63,5% denuncia la carenza e la scarsa chiarezza delle informazioni sui soggetti ai quali rivolgersi, per il 57,6% esiste carenza di psicologi nel Servizio sanitario locale.
Dai dati emerge inoltre che, se in ambito clinico la principale fonte informativa per i pazienti e i familiari sono i medici oncologi, indicati da quasi l'87% delle associazioni, in campo socio-assistenziale sono le associazioni a rappresentare la fonte più importante di informazioni. Una delle misure più utili per affrontare organicamente il problema delle disparità sul piano nazionale "è la sollecita approvazione del Piano oncologico nazionale, prevista da norme di legge ad oggi inapplicate", conclude De Lorenzo.
(Mal/Adnkronos Salute)

SANITA': SACCONI, NO A FONDI AGGIUNTIVI PER REGIONI NON VIRTUOSE
DETERRENZA PER CHI NON HA RAGGIUNTO OBIETTIVI
Roma, 28 apr. (Adnkronos Salute) - "Non sono d'accordo con l'erogazione di fondi aggiuntivi a chi non ha raggiunto gli obiettivi fissati, e non lo farà neanche con altro denaro, perché è il sistema che non funziona. Inoltre con questa scelta non reggerebbe la coesione nazionale. Dobbiamo applicare le deterrenze alle Regioni" non virtuose, "quelle che, nonostante gli impegni presi nei piani di rientro, non realizzano gli obiettivi". Lo ha detto il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, intervenendo oggi a Roma alla presentazione di un'indagine sulla 'Disparità dell'accesso dei malati oncologici ai trattamenti terapeutici e assistenziali', realizzato da Favo (Federazione associazioni volontariato in oncologia) e Censis.
Sacconi ha sottolineato la spaccatura nel Paese, "lacerato tra buone pratiche e pessime pratiche, buoni sistemi socio-sanitari avviati verso la qualità e sistemi su base regionale arretrati e destinati a robuste correzioni". In pratica, occorre finalmente tagliare i fondi a chi ha dato dimostrazione di non saper correggere la rotta. E la "deterrenza - per Sacconi - è il commissariamento". Solo in questo modo si colmerà la "spaccatura del Paese, dove ci sono sistemi che costano meno e danno di più ai cittadini, e altri che costano molto di più e danno invece molto meno".
(Mal/Adnkronos Salute)