(AGI) - Roma, 28 apr. - Ancora troppe differenze tra nord e sud sulla cura e la presa in carico dei malati oncologici. E' la denuncia della "Favo", la Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia, alla vigilia della IV giornata nazionale del malato oncologico in programma il 2 e il 3 maggio a Taranto. Stando a una ricerca Censis presentata nell'occasione, i tumori sono sempre piu' una patologia cronica: sono circa 2 milioni gli italiani che nel corso della loro vita hanno avuto una diagnosi di tumore. Liguria e Friuli Venezia Giulia sono le regioni con il piu' alto numero di malati. I nuovi casi nel 2008 sono stati 431 ogni 100mila abitanti per le donne e 483 per gli uomini. La mortalita' per tumore rappresenta in Italia il 30 circa del totale dei decessi annui, ma migliora costantemente la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi, pari secondo gli ultimi dati disponibili al 47 (in linea con la media europea). Tuttavia la ricerca mostra alcune difformita' nell'accesso alle opportunita' di cura e trattamento per i pazienti delle varie regioni, per quanto riguarda i farmaci, a partire dai tempi di accesso: nelle 14 regioni con Prontuari terapeutici regionali, si possono determinare ritardi di accesso a causa dei tempi impiegati dalle Commissioni preposte per autorizzare, dopo che un farmaco e' stato varato dall'Aifa, l'inserimento del farmaco stesso nel Prontuario terapeutico regionale, mentre le regioni che effettuano una automatica ammissione alla rimborsabilita' dei farmaci autorizzati dall'Aifa (come Piemonte e Lombardia) riescono probabilmente ad avere un accesso piu' rapido. E poi i nuovi farmaci antiblastici: in Emilia Romagna non e' inserito nel Ptr uno dei farmaci, mentre in alcune regioni e' necessario redigere per determinati farmaci una richiesta motivata personalizzata (dati Aiom). Altre difformita' riguardano le differenze regionali nelle prestazioni specialistiche extraospedaliere di oncologia con variazioni nelle prestazioni rese per 1.000 abitanti che oscillano tra 13,23 prestazioni in Campania (13,90 in Abruzzo) e 172,88 nella Provincia Autonoma di Bolzano (127,67 in quella di Trento), nelle prestazioni di radioterapia per regione (da 419,10 per 1.000 abitanti in Molise a un minimo di Basilicata e Valle d'Aosta dove il dato e' inferiore all'1 per mille), nell'assistenza domiciliare integrata (casi trattati per 1.000 abitanti, si va da 0,53 casi in Valle d'Aosta a 21,63 casi in Friuli-Venezia Giulia) e nelle ore totali di assistenza domiciliare per caso trattato (da 12 ore in Molise a 183 ore in Valle d'Aosta). Per quanto concerne la radioterapia, dall'ultimo Censimento Airo 2008, la difformita' tra il Nord ed il Centro-Sud appare evidente se si considera che su 125.007 pazienti che nell'anno 2007 hanno avuto accesso ai 150 centri distribuiti sul territorio nazionale, il 58% ha ricevuto il trattamento presso i centri del Nord Italia e il 42 presso i centri del Centro-Sud. Varie possono essere le motivazioni alla base di questo dato: migrazione dei pazienti, mancata indicazione al trattamento radioterapico ma anche diversa organizzazione in merito alla distribuzione delle risorse umane (personale Tecnico, Medico, Fisico-Sanitario, Infermieristico ed Amministrativo) ed economiche. Ma e' con riferimento all'Assistenza domiciliare integrata (Adi) che i dati ufficiali mettono in luce aspetti che preoccupano notevolmente i malati oncologici. Le prestazioni dell'Adi sono riservate prevalentemente alle persone anziane e i malati oncologici vi figurano soprattutto tra i pazienti terminali (8,08 delle persone assistite in Adi). In termini quantitativi, poi, l'assistenza resa dal Sistema sanitario e' di modesta entita' con una media nazionale di 8,03 casi trattati ogni 1.000 abitanti e una media di 22 ore d'assistenza resa per caso trattato (di cui 15 ad opera di infermieri, 4 di terapisti della riabilitazione e 3 di altre figure, in prevalenza di assistenza sociale).