Stim.mo Sig. Ministro, On. Roberto Speranza,
mi rivolgo a Lei, ancora una volta, confidando nella Sua attenzione e sensibilità, già dimostrate, nei confronti dei malati di cancro del polmone.

Come riconosciuto il 5 marzo scorso, nel corso del primo tavolo di lavoro istituito per la definizione delle raccomandazioni per il corretto management dei pazienti oncologici in corso di pandemia da COVID-19, le persone affette da neoplasia polmonare sono, tra tutti i malati oncologici, quelle più a rischio di contrarre forme gravi o addirittura letali di infezione virale. E ciò in quanto si tratta di ammalati già limitati nella loro funzione polmonare a causa della presenza del tumore (che compromette anatomicamente e fisiologicamente il polmone) o a causa di una pregressa resezione polmonare con riduzione, anche severa, del tessuto polmonare funzionante. Inoltre, sono spesso immunodepressi in conseguenza di chemio- e/o radio-terapie in corso.

Un altro, nuovo, rilevante problema nella gestione globale di questi ammalati è stato recentemente posto all’attenzione della comunità scientifica mondiale da parte di un gruppo di valorosi scienziati italiani e ripreso dalla Fondazione Veronesi. Si tratta della assoluta similarità dei sintomi clinici, e soprattutto radiologici, del cancro del polmone e di molte delle sue terapie (a cominciare dalla immunoterapia) con l’infezione da COVID-19. Ciò rende massimamente incerta la decisione su quale sia il trattamento più opportuno per ogni singolo paziente e spinge i succitati ricercatori a dichiarare, testualmente: “From a practical viewpoint, it seems reasonable to suggest that patients with lung cancer undergo systematic testing for SARS-CoV-2 at the beginning of treatment and whenever it is deemed necessary by the treating physician in the course of therapy.”.

ALCASE Italia si associa a questa visione e, nell’unico ed esclusivo interesse dei malati di cancro del polmone che a lei si affidano, se ne fa portavoce, ponendoLe una pressante richiesta: si facciano i test per il COVID-19 a tutti i pazienti di cancro al polmone, prima di ogni trattamento (e durante la terapia, se ritenuto necessario).
Anche per evitare dei veri e propri calvari, segnalatici da numerosi pazienti di tutte le regioni d’Italia… A tale riguardo, mi permetta di raccontarLe brevemente uno di questi calvari, perché noi non parliamo di concetti astratti ma di vita vissuta dalla gente.

E’ il caso di una paziente della zona del Lazio Orientale, sottoposta a lobectomia per un cancro al polmone, convivente con il figlio a suo tempo affetto da leucemia, per ora risolta, e con la madre anziana. La signora nella prima decade di marzo inizia a percepire strani sintomi, quali diarrea, febbre altalenante, dolori ossei. Inizialmente non dà loro peso. Poi ai sintomi, che si fanno più marcati, si aggiungono un affanno inconsueto e un calo di saturazione. Contatta il medico di base che la tranquillizza invitandola ad assumere il classico paracetamolo per alcuni giorni, durante i quali però i sintomi si acuiscono. La paziente nel frattempo viene a sapere che, proprio nel giorno in cui stava effettuando un esame strumentale di follow up, era stato ricoverato, nella stessa struttura ospedaliera, il primo paziente COVID-19 della zona. Richiama il medico di base chiedendogli di potersi sottoporre al tampone, anche perché nel frattempo anche il figlio inizia ad accusare i primi sintomi. La spasmodica e costante richiesta di accertamento -che viene per lungo tempo ostacolata, quasi fosse una pretesa immotivata e senza senso- mette emotivamente, fisicamente e psicologicamente a dura prova l’intera famiglia che si sente abbandonata dallo Stato e da chi dovrebbe tutelare la sua già fragile condizione di malato oncologico polmonare. Attualmente la famiglia è sotto controllo, ma ferita nel fisico e nell’anima, e priva di fiducia verso le istituzioni. ALCASE, che ha convissuto, impotente, le angosce e i tormenti della famiglia, Le chiede di mettere fine a simili situazioni che non sono degne di un grande Paese, come é il nostro.

Il Suo ministero ha operato, in questa terribile emergenza sanitaria, con grande oculatezza nei riguardi dei malati oncologici. Compia ora l’ultimo passo per venire incontro ai bisogni delle persone affette da un cancro del polmone: conceda loro i test diagnostici per il COVID-19 e, conseguentemente, la possibilità di vivere senza ulteriori lacerazioni, oltre quelle, già di per sé molto gravose, di dover convivere con una neoplasia polmonare.

Consapevole del Suo gravoso compito in questo momento di estrema difficoltà del Paese, ma fiduciosa nel Suo innegabile impegno nella tutela della salute dei più fragili, La ringrazio e Le porgo distinti saluti.

Boves, 16 Aprile 2020
Prof.ssa Deanna Gatta
Presidente ALCASE Italia
Alliance for Lung Cancer Advocacy, Support and Education

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