Stim.mo Ministro Roberto Speranza,


Mi rivolgo nuovamente a Lei, nella mia qualità di Presidente di ALCASE Italia ODV, facendo riferimento alla gravissima emergenza che tocca tutto il Paese, per segnalarLe la necessità di emettere disposizioni immediate perché siano sottoposti a test diagnostici domiciliari urgenti tutti i malati oncologici polmonari che evidenziano sintomi sospetti d’infezione da coronavirus, indipendentemente dalla regione e dalla località in cui essi risiedono.

E perché tali disposizioni siano diffuse, nel più breve tempo possibile ed in modo capillare, alle Aziende Sanitarie Locali su tutto il territorio nazionale e all’Ordine dei Medici. E’ importante, infatti, raggiungere al più presto anche i medici di base che, in primis, hanno la responsabilità di richiedere alle ASL di competenza la rapida esecuzione (non oltre i due giorni) di tali test.


La mia richiesta è motivata dal caso di una paziente di cancro del polmone sottoposta a lobectomia, la quale da 10 giorni evidenziava sintomi riconducibili ad un possibile contagio da COVID 19. La signora in questione, che si è subito autoisolata in una stanza di casa, vivendo con il figlio, contattava il medico di base che richiedeva un tampone, con urgenza, presso l’ASL di competenza, tampone che però sarebbe stato programmato nei 5/10 giorni successivi alla richiesta.


Come ben sappiamo, anche grazie alle chiare indicazioni del prof. Locatelli (tavolo del 5 marzo su “prime raccomandazioni per patologie specifiche”), particolare attenzione va posta ai pazienti sottoposti a trattamento chirurgico per tumori a localizzazione polmonare, con trattamento che abbia comportato un sacrificio parziale o totale di parenchima polmonare (v. Raccomandazioni per la gestione dei pazienti oncologici e onco-ematologici in corso di emergenza da COVID-19).


Ma non solo le persone sottoposte a un pregresso intervento di resezione polmonare per cancro al polmone sono particolarmente a rischio. Lo sono anche (forse ancora di più) quelle che convivono con un tumore al polmone che non è più operabile (e magari è sottoposto a terapie immunodepressive). In questo caso, il tumore, una massa estranea che sostituisce il normale parenchima polmonare, può comportare importanti riduzioni della ventilazione e collassi periferici dello stesso (tecnicamente atelettasie) e può determinare un alto rischio di infezione per le frequenti ostruzioni bronchiali associate. Anche in questo caso, dunque, è assai alto il rischio di morte per infezione da COVID 19: andrebbe a colpire un organo già gravemente minato dal tumore.


La prego perciò di attivare tutte le strategie necessarie al fine di tutelare la vita dei pazienti più fragili e più a rischio di soccombere al coronavirus.
Certa della Sua sensibilità e della Sua indubbia efficienza nell’affrontare questo nemico comune, che è ancora più temibile per i malati di cancro al polmone, La ringrazio e Le porgo distinti saluti.


Prof.ssa Deanna Gatta

Presidente ALCASE Italia
Alliance for Lung Cancer Advocacy, Support and Education

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