Ritardi nelle Regioni e per i malati è difficile accedere alle cure innovative. Per il presidente Favo, De Lorenzo: «Il decreto Balduzzi non è sufficiente»

di Ramona Premoto

Avere la meglio sul cancro è tutta una questione di tempo.A partire dal 1970 il numero dei nuovi casi è in crescita ma non aumenta più il numero dei decessi: nel 2010 a fronte di 265.000 nuovi casi si sono registrati 127.000 decessi, un dato simile a quello del 1990 non solo se è vero che oltre il 4% della popolazione italiana residente (2.250.000 persone) ha avuto una storia di cancro è altrettanto chiaro che nel 57% dei casi (pari a 1.285.680 persone) la diagnosi risale a 5 anni prima.

In conclusione oggi ci si ammala di più ma si muore di meno, si guarisce di più e si convive con la malattia anche per molti anni. La malattia neoplastica pertanto oggi fa meno paura. La diagnosi è precoce ed ha consentito negli ultimi anni una migliore qualità della vita al 61% delle donne e al 52%degli uomini. Ma è dalla scoperta della patologia alla cura che comincianoad accumularsi i “ritardi”. Per i malati di cancro l’utilizzo di determinate terapie farmacologiche rappresenta spesso l’unica possibilità di contrastare la malattia. E in Italia è propriosulla questione dell’accesso del paziente ai farmaci che tutto il tempo guadagnato si perde. Ma un malato di tumore non può certo permettersi di aspettare. E molto spessouna gran fetta di responsabilità è in mano alle regioni. Infatti, di norma, già dall’autorizzazioneeuropea di un farmaco alla delibera che ne permette l’immissione in commercio in Italia trascorrono in media dai 12 ai 15 mesi. Tempo prezioso per chi è in attesa di una cura. I ritardi poi si moltiplicano per colpa dei tempi di latenza per la messa a disposizione a livello regionale dopo le approvazioni degli enti regolatori internazionali e nazionali.

Favo ( Federazione Associazioni di Volontariato in Oncologia ) e Aiom (Associzione Italiana Medici Oncologi) già dal 2010 avevano segnalato i ritardi e le difformità di accesso ai farmaci innovativi nelle diverse regioni italiane dove in alcuni casi, il rinvio arrivava a superare anche i quattro anni primache una nuovaterapia potesse essere utilizzata effettivamente dai malati. Altro che diritto alla salute. Ulteriori quattro anni d’attesa per un malato di cancro significa perdere definitivamentele speranze di guarigione. Ma con l’approvazione del decreto Balduzzi qualcosa cambia. Con la nuova legge infatti i farmaci innovativi per la cura dei tumori diventano immediatamente disponibili per i malati oncologici senza che si debba attendere l’approvazione
da parte delle commissioni regionali e provinciali ed il successivo inserimento nei prontuari terapeutici regionali. Insomma con il decreto Balduzzi la “musica cambia”. Ma non del tutto. Anche questo passo in avanti infatti potrebbe non essere sufficiente. «Il decreto Balduzzi - spiega il Presidentedella Favo, Francesco De Lorenzo - riguarda solo i farmaci innovativi, ma non anche i nuovi farmaci biologici salva- vita, già sul mercato da qualche tempo (e penso al rituximab, al trastuzumab, al bevacizumab, ecc), per i quali esistono ancora tanti ostacoli a livello di diverse regioni». Infatti secondo il “Quarto Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici” della Favo oggi, solo in quattroRegioni (Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia-Giulia e Marche) e nella P.A. di Bolzano, vengono recepite immediatamente le indicazioni registrative di Aifa. In tutte le altre, dotate di un proprio Prontuario farmaceutico, i nuovi farmaci oncologici non vengono resi disponibili ai malati fino a quando, e solo se, sono stati nuovamente valutati positivamente da Commissionitecnico scientifi che regionali che dovrebbero potenzialmente disporre di tutte le competenze, per tutte le patologie oncologiche, come avviene in sede Aifa.

La Favo dunque accoglie con favore l’entrata in vigore del decreto Balduzzi ma punta la sua battaglia sul tema di “innovatività” dei farmaci. «Chiediamo che l’Aifa riveda il concetto di innovatività e faccia rientrare tra i farmaci innovativi anche questi nuovi farmaci salva-vita già approvati da tempo - ribadisce il PresidenteDe Lorenzo -. I farmaci oncologici insomma, tutti i farmaci oncologici,una volta approvati all’Aifa, che continuerà a vigilare sull’appropriatezza prescrittiva, devono essere resi disponibili agli Oncologi negli ospedali». Secondo la Favo infatti la discrezionalità che il Titolo V della Costituzione riconosce alle Regioni, pur a fronte di comprensibili esigenze di compatibilità economica, non deve arrivare al punto di negare ai malati di cancro farmaci per essi indispensabili e come tali riconosciuti nella maggior parte delle altre regioni. «È inaccettabile - conclude De Lorenzo
- che nel nostro Paese ancora perdurino difformità di accesso alle terapie. Ci auguriamo che la conversione in legge del provvedimento del Ministro Balduzzi ne mantenga il principio cardine: l’abolizione del terzo livello, regionale, di valutazione. Sono sufficienti le approvazioni da parte dell’ente regolatorio europeo (Ema) e italiano (Aifa). Questo decreto ristabilisce il principio costituzionale di tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività». E laddove il problema sia quello economico e appartenga esclusivamente al budget delle regioni, De Lorenzo non ha dubbi: «È giunta l’ora che si impegnino a motivare eventuali ritardi o tagli. I malati di tumore hanno diritto di ricevere sempre, ed ovunqueresidenti, la migliore terapia possibile, nel rispetto del principio di uguaglianza».

 

Fonte: Corriere Nazionale

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