di Giuseppe De Rita, Presidente del Censis

Ci sono patologie che per diffusione e letalità colpiscono l’immaginario collettivo più di altre, provocando paura e ansia perché considerate capaci di cambiare radicalmente la vita di una persona, della sua famiglia, e anche delle comunità in cui la persona vive o lavora.

I tumori sono certamente una di queste patologie e, non a caso, sono indicate dagli italiani come le patologie che più spaventano; eppure, da tempo si segnalano risultati importanti nella lotta ai tumori, nonché successi significativi nell’ambito della ricerca, delle cure, con il relativo aumento delle probabilità di sopravvivenza.

In linea con questa evoluzione, lentamente anche lo sguardo sociale sui tumori vacambiando, e l’antica paura si va mescolando alla crescente convinzione della possibilità di guarire; da qui la richiesta di una maggiore attenzione non solo agli aspetti sanitari, ma anche a quelli sociali ed economici, e più in generale alle diverse dimensioni che l’insorgenza delle patologie tumorali coinvolge.

Il Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, giunto alla sua seconda edizione e realizzato a cura del Censis e della Favo, ha il merito di offrire un quadro ampio e dettagliato dei vari aspetti che fanno capo alle patologie tumorali, partendo dall’epidemiologia, passando ad analizzare ciascuno dei tasselli del percorso che va dalla fase acuta a quella post-terapeutica della malattia, sino ad una prima valutazione degli impatti economici e sociali; un quadro a tutto tondo delle patologie tumorali come fenomeno complesso, che coinvolge in modo intenso la vita delle persone e delle comunità.

E’ importante dare il massimo valore e la massima attenzione ad uno strumento così prezioso come questo Rapporto, che si configura come una delle forme più avanzate e complete di espressione sul tema, e come un vero e proprio Osservatorio capace di dare continuità alle attività di monitoraggio, attraverso l’ampliamento del set di indicatori disponibili, la cura della accuratezza dei flussi di dati, e l’innalzamento della capacità di territorializzare l’analisi e le proposte, in linea con l’ormai consolidato assetto regionale del Servizio sanitario.

La sanità è un sistema complesso, in cui interagiscono una pluralità di stakeholder e che, a sua volta, interagisce in modo articolato con molti altri sottosistemi sociali; per questo l’elaborazione delle politiche non può essere lasciata alle scelte estemporanee di singoli responsabili, ma richiede un’elaborazione lucida e fondata su letture attendibili dei vari fenomeni, a partire dalle quali attivare iniziative tanto più efficaci, quanto più capaci di
dare reale supporto alle persone colpite dalla malattia nelle loro traiettorie di vita.

Il tumore, in sostanza, non può più essere considerato un fatto personale, che coinvolge al massimo le famiglie dei malati e gli operatori sanitari che sono tenuti ad intervenire, ma va visto e trattato come un importante fatto sociale, che richiede la mobilitazione di energie diffuse, così da rendere possibile il positivo svolgersi del percorso che va dall’insorgenza della patologia alla cura sino alla riabilitazione, attenuando nella massima misura possibile l’impatto individuale e socioeconomico della patologia stessa.