Iannelli (AIMaC): infranto il sogno di una vita normale dopo il cancro. Serve un confronto tra magistrati, oncologi e pazienti. Ritornare alla vita dopo il cancro è anche tutelare la possibilità di avere una famiglia biologica o adottiva e di continuare a lavorare."

 «Il progresso scientifico deve andare a pari passo con il cambiamento culturale: la vita non si ferma con il cancro». Parola dell’avvocato Elisabetta Iannelli, vicepresidente dell’Aimac, l’associazione italiana malati di cancro, che ha seguito da vicino la vicenda di Bianca, la donna torinese di 42 anni con il carcinoma al seno, «troppo malata» per adottare un bambino ma non abbastanza per ottenere i tre giorni di permesso da lavoro della legge 104.

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Ha il tumore, non può adottare. I giudici: devono passare almeno cinque anni dalla guarigione

“Continuerò la mia battaglia per le donne malate come me”-

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